Il segreto della longevità? Mangiare bene e fare movimento
Inserito dalla prestigiosa rivista Time tra le 50 persone più influenti al mondo sui temi della salute, il professor Valter Longo è riconosciuto a livello internazionale come uno dei leader nel campo degli studi sull'invecchiamento e le malattie ad esso collegate.
Biochimico di formazione, classe ’67, ha iniziato a 19 anni a interessarsi di invecchiamento e longevità e da allora non ha mai smesso. Perché ha un progetto ben preciso nel cassetto – non si parla di sogni con un californiano! – da portare avanti e a cui sta lavorando da tempo.
La sua storia professionale comincia in America, dove è tuttora Professore Ordinario di Biogerontologia e Direttore dell’Istituto sulla Longevità presso la University of Southern California – Davis School of Gerontology a Los Angeles, ma parallelamente porta avanti i suoi studi anche in Italia come Direttore del programma di ricerca di Longevità e Cancro presso l’Istituto di Oncologia Molecolare IFOM di Milano.
“È da quando ho 19 anni che mi occupo di longevità e invecchiamento. A quei tempi ero in Texas per seguire un’altra mia passione, la musica jazz, e lì ho deciso di iscrivermi a Biochimica: all’inizio mi hanno guardato con qualche perplessità, ma io ero già allora affascinato dal mondo dell’invecchiamento, sia da un punto di vista scientifico che medico, anche se allora – siamo a metà degli anni ‘80 – era una materia che non studiava nessuno”.
Dopo una prima esperienza nel deserto dell’Arizona nella Biosfera 2 del prof. Roy Walford, il massimo teorico della restrizione calorica e suo primo maestro, Longo dedica i primi 15 anni della sua carriera a studiare in laboratorio i geni – “bisognava infatti prima conoscerli per poi capire come intervenire per correggerli” – individuando i due set che controllano il processo d’invecchiamento: le proteine e gli zuccheri; la seconda fase di studi si concentra sulla nutrizione per capire come regolare questi geni attraverso l’alimentazione. Gli studi più recenti si focalizzano sulla rigenerazione cellulare e il conseguente ringiovanimento di vari sistemi, incluso quello immunitario.
Ma qual è in sintesi il segreto per un buon invecchiamento? Cosa bisognerebbe mangiare per intervenire in modo preventivo su determinati fattori di rischio acceleratori dell’invecchiamento? “Come spiego nel mio primo libro “La dieta della longevità” bisogna evitare soluzioni estreme, che portano non solo alla depressione ma anche a risultati poco duraturi nel tempo. La mia ricerca sulla corretta nutrizione poggia su cinque pilastri: la ricerca di base sui nessi tra i componenti dei cibi, l’invecchiamento e la malattia; l’epidemiologia, che aiuta a comprendere il ruolo dell’alimentazione nella prevenzione; gli studi clinici che sono la prova scientifica; lo studio delle abitudini dei centenari e infine l’analisi dei sistemi complessi per semplificare. Da qui nasce la mia dieta della longevità, basata su poche ma essenziali regole: mangiare nell’arco di 12 ore, ridurre al minimo grassi saturi e zuccheri; assumere tanti carboidrati complessi (verdure), legumi in abbondanza, pesce, frutta secca in guscio, pochissima carne in età adulta, reintroducendola di nuovo dopo i 65 anni quando l’organismo ha bisogno di maggiori proteine. Ovviamente vanno fatte alcune differenze a seconda delle diverse fasce d’età: la dieta dei bambini, per certi versi simile a quella degli anziani, si avvicina alla dieta mediterranea, anche se, purtroppo, viene spesso erroneamente interpretata dai genitori che offrono ai piccoli pane, pasta e altri alimenti in quantità esagerate”.
Come si colloca, in questo contesto, la mima digiuno?
“Alla dieta della longevità si abbina un particolare approccio al digiuno: per 5 giorni di fila, una volta ogni uno/sei mesi (in base ai consigli del proprio nutrizionista), si segue una restrizione calorica particolare, che è stato dimostrato essere efficace nella riduzione di vari fattori di rischio e marcatori associati al cancro”. (vedi la rubrica a pag. XX) Ho provato a chiedere al Professore un sogno nel cassetto che gli piacerebbe vedere avverato nei prossimi anni grazie al suo lavoro. “Mai chiedere a un californiano se ha dei sogni, con noi si parla di progetti concreti e il mio è quello di creare un esercito di 10mila Nutrizionisti della longevità, una nuova figura professionale che oggi non esiste, né in Italia né al mondo: uno specialista in nutrizione medica e molecolare, formatosi in campus e con master dedicati, che lavori in stretto collegamento con altri specialisti e che possa togliere un po’ di pazienti ai medici, che potranno così occuparsi di altre patologie”. Un nuovo approccio alla nutrizione, dunque, che parte da una rivoluzione culturale su cui serve ancora tanta informazione.
“Una parte importante la fa già la mia Fondazione, dedicando quotidianamente i propri sforzi sia dal punto di vista preventivo che terapeutico alla sensibilizzazione delle persone: dai bambini nelle scuole, ai pazienti negli ospedali, con l’assistenza e la consulenza sanitaria in ambito nutrizionale”.
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