La dieta flexiteriana
“Come biologa ho sempre visto nella nutrizione un capitolo fondamentale della vita umana.
Proprio per questo va modulata nel corso di tutta la vita. Da qui è nata la mia idea di dieta flessibile, che ho sviluppato proprio ascoltando le esigenze dei miei pazienti. Negli ultimi anni infatti, dopo la moda delle diete proteiche, a zona…, è arrivata la fobia proteica, e quindi abbiamo assistito alla tendenza opposta: tutti volevano diventare vegani o vegetariani.
La dieta flexiteriana è da un punto di vista antropologico la vera dieta umana, perché si basa sul fatto che l’uomo, fin dalle sue origini, si è sempre adattato a mangiare quello che era a sua disposizione, in modo ovviamente approssimativo.
Se vogliamo trasformare l’approssimazione, che copre la sopravvivenza, in adeguatezza, che invece sostiene la miglior vita possibile, dobbiamo fare un’ipotesi di miglior cibo: la dieta flexiteriana appunto, altro non è che la rivisitazione in chiave scientifica della dieta mediterranea.
Non una dieta temporanea ma un vero e proprio stile alimentare, equilibrato e adatto a tutti, per preservare il benessere e evitare lo sviluppo di patologie, senza rinunciare ai piaceri della tavola. Si tratta di un regime prevalentemente vegetariano ma flessibile perché si piega anche a tutti gli altri capitoli alimentari quali le carni e il pesce, nelle proporzioni più adeguate per genere, fascia d’età, stile di vita. In questo modo si ristabilisce un buon rapporto dell’uomo con l’ecosistema: il cibo a disposizione in quantità maggiore sono i vegetali ma poi entrano anche gli altri, in modo da coprire completamente tutte le categorie di fabbisogno nutrizionale. E in modo da favorire anche la socialità, perché spesso chi fa diete molto rigide si trova poi escluso da pranzi e cene dove non saprebbe cosa mangiare, e l’inclusione, perché tutte le culture possono trovare in questa dieta piatti e ingredienti conosciuti. La Flexitarian diet prevede un elevato consumo di verdura e frutta (40% del fabbisogno), oltre a cereali (20%), legumi (15%), semi oleosi (5%), uova e latticini (10%), con un 10% di spazio flexi, riservato a carne e pesce. E c’è posto anche per il comfort food, importantissimo per la nutrizione emozionale, perché anche l’emozione e il piacere vanno nutriti”.
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